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Arte tra cielo e terra: l'iconografia angelica

Aggiornamento: 29 giu 2021

NELL'ANTICO TESTAMENTO

All'inizio del libro della Genesi, gli angeli sono citati come creature di Dio e personificano la sua potenza. Guardiani dell’ Eden perduto dagli uomini, essi eseguono quanto Yahvè ordina loro. Proprio nell'ebraismo la figura dell’angelo da semplice messaggero divino diventa il portatore dei più terribili castighi al genere umano, una sorta di mano punitrice di Dio. Nel libro della Genesi è infatti un Cherubino, armato di una spada di fuoco, a scacciare Adamo ed Eva dal paradiso terrestre dopo la loro trasgressione e a restare di guardia per impedire l’accesso all’Albero della Vita ai nostri progenitori.


E esiliò (il Signore Dio) l'uomo e pose a oriente del Giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire la via dell'albero della vita”.

(Genesi 3,24)

La Bibbia racconta che gli angeli accompagnano costantemente la storia del popolo ebraico prendendo svariate sembianze. Possono persino apparire con aspetto umano. Essi apparvero infatti concretamente a Lot, il quale non stava sognando: li vide con i suoi occhi e andò loro incontro come avrebbe fatto con qualsiasi altra persona. Successivamente, questi due angeli furono visti anche da altri uomini di Sodoma, i quali volevano abusare di loro perché li avevano ben individuati come degli uomini. In altre parole questo passo dell’Antico Testamento ci spiega che gli angeli possono manifestarsi e rendersi visibili anche con sembianze umane.

Compaiono anche in sogno per guidare, preparare o preannunciare eventi. Particolarmente significativa è la descrizione che ne fa Ezechiele dalla quale, a differenza del racconto di Lot, ne emerge una visione tutt’altro che umana. Riferendosi ai Cherubini il profeta afferma:


« Ognuno di essi aveva quattro facce e ognuno quattro ali. Le loro gambe erano diritte e la pianta dei loro piedi era come la pianta del piede di un vitello, e sfavillavano come il bronzo lucidato. Sui loro quattro lati, sotto le ali, avevano mani d'uomo; e tutti e quattro avevano le proprie facce e le proprie ali. Le loro ali si toccavano l'una con l'altra; avanzando, non si voltavano, ma ciascuno andava diritto davanti a sé. Quanto all'aspetto delle loro facce, avevano tutti la faccia di uomo, tutti e quattro la faccia di leone a destra, tutti e quattro la faccia di bue a sinistra, e tutti e quattro la faccia di aquila. Tali erano le loro facce. Le loro ali erano distese verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il loro corpo».

(Ezechiele 1. 6-11)



Nell’Antico Testamento gli angeli tornano ad abitare il mondo spirituale e invisibile. Nel vangelo troviamo l'angelo Gabriele che annuncia a Maria la nascita del Messia; un angelo appare in sogno a Giuseppe per avvertirlo del pericolo corso da Gesù per la decisione del Re Erode di ucciderlo e, sulla tomba del Cristo risorto, un angelo dice alle pie donne che "quello che cercano" non è più lì.

EVOLUZIONE ICONOGRAFICA DEGLI ANGELI NELL’ ARTE

Per chi non ha mai affrontato lo studio della storia dell’arte, l’iconografia angelica richiamerà alla mente dolci esseri dalle sembianze ermafrodite muniti di ali o simpatici puttini riccioluti che sorridono librandosi nell'aria. Ebbene, è opportuno tenere in considerazione che anche l’arte, proprio perché viaggia di pari passo con la storia e con la mentalità dell’uomo di cui si fa specchio, ha una sua evoluzione. I soggetti rappresentati cambiano in base alle mode e ai gusti dei committenti.

La raffigurazione angelica, in tutti i tempi, è stata il risultato di lunghissime riflessioni filosofiche e teologiche soggette a regole ben precise. La committenza, prevalentemente religiosa, ha dato il via a un vero e proprio campionario angelico al quale hanno attinto nei secoli decoratori, stilisti, orefici per creazioni artistiche che spesso eludono la funzione votiva.

Nelle rappresentazioni che caratterizzano il mondo paleocristiano, ovvero i primi secoli dell’era cristiana fino alla morte di papa Gregorio I (604), la figura dell’angelo non aveva nulla a che vedere con l’iconografia sviluppata in seguito. Esso era infatti una creatura simile ad un uomo adulto, con abiti del potere e barba virile. Si tratta di figure molto umane che testimoniano una traduzione iconografica più ispirata dalle descrizioni evangeliche che dai prototipi figurativi della Roma imperiale. L’angelo in questi esempi figurativi riveste una funzione di accompagnamento dei defunti verso la vita eterna (psicopompo).

Fu l’avvento di Costantino e la magnificenza di Costantinopoli, capitale dell’Impero d’Oriente, a conferire all'arte quella sontuosità tipica delle architetture e delle icone bizantine. Questa maestosità era il risultato del giusto connubio tra elementi greci e latini mescolati al gusto orientale. Nelle basiliche grandiose, sui fondi dorati che ravvivano lo splendore alla luce dei ceri, le figure angeliche sorgono come in un’apoteosi: immobili, con la fronte alta, in atteggiamento di onnipotenza e comando, le stole auree, cadenti in lunghe e rigide pieghe, a nascondere le nudità delle mani pallide, talvolta solennemente incrociate. Le vesti sono quasi sempre bianche a voler simboleggiare la purezza e l’essenza di puro spirito.




È intorno al IV secolo che gli angeli iniziano ad essere raffigurati come delicati fanciulli con aureola e ali che volevano simboleggiare il movimento, l’essere presenti ovunque come emissari di Dio. È proprio l’arte bizantina a conferire agli angeli delle ali dinamiche, diversa rispetto alle rappresentazioni precedenti nelle quali i corpi non suggerivano l’idea di volo e le ali sembravano ingombranti e attaccate al corpo. Nel V secolo le figure angeliche diventano onnipresenti spettatori di scene bibliche perdendo la loro funzione, almeno nell’arte, di messaggeri celesti. Si tratta dei primi angeli cristiani nel senso moderno.

Le molteplici varianti iconografiche degli angeli si devono alla cultura artistica medievale che introdusse degli elementi caratterizzanti. Ecco comparire i cosiddetti “angeli musicanti” raffigurati come veri e propri musicisti di sinfonie divine accompagnati da strumenti musicali quali flauti, liuti e viole. A questo periodo risale anche il nastro portato dagli angeli sul quale si possono leggere parole di adorazione o frasi tratte dal vangelo. L’aspetto fondamentale da tenere in considerazione è che durante il medioevo è proprio l’arte a ricoprire un importante ruolo di istruzione e continuo supporto all'apprendimento delle sacre scritture. Per le menti analfabete e rozze del tempo, le parole dei sacerdoti avevano molta più efficacia e acquistavano intensità se accompagnate dal sostegno visivo. Tali soluzioni furono successivamente reinterpretate dalle culture rinascimentale barocca.



ARTE CONTEMPORANEA

L’arte contemporanea, spesso volutamente dissacrante, ha concepito una nuova visione angelica. L’angelo infatti viene spesso sfidato, spogliato, decontestualizzato dalla sua natura spirituale e inserito nella sfera prettamente umana che, spesso, si tinge di simbolismo erotico. In una cultura prevalentemente laica, descrizione biblica e concezione artistica si sovrappongono e si scontrano. Gli artisti moderni si sono spinti oltre, varcando il confine dei canoni che ci sono pervenuti dal passato conferendo agli angeli quell'aspetto carismatico e attraente che, in realtà, rispecchia molto un desiderio prettamente umano.


Andrea Pellegrino






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